40.000 km di antropocene

Kristof Kintera, basta lui per soddisfarti dei sacrifici che hai fatto per arrivare fin qui, alla triennale di Milano. Sveglia notturna, treno sbagliato a ghigliottina, capotreno mono cellula, FS odissea, massa umana, agguati psicotici ..

Basta il praghese Kintera per lasciare il calvario personale e accoglierne uno ben più grande e collettivo.. il consumo energetico e la fine imminente delle risorse

Il suo Out of Tower Power è spietatamente bello e spietato, di un peso così denso che ti incolla. L’opera predice scenari imminenti nemmeno tanto nascosti, se pensiamo che le previsioni di esaurimento delle materie prime dicono che ” il petrolio dovrebbe cominciare a diminuire entro il 2030, il rame verso il 2040, l’alluminio nel 2050, il carbone nel 2060, il ferro nel 2070 e così via” ( Mancuso, La nazione delle piante )

Fuori di lì per magia, al museo delle scienze, c’è Theo Jansen, l’olandese volante, lo scultore delle bestie canniformi e invelate che corrono sulla spiaggia

Theo, mette a disposizione ogni vocabolo della sua creazione, si possono così toccare con mano e studiare, tutte le articolazioni che formano i suoi Dream Beasts. L’artista espone, mettendo alla mercé di tutti persino le dime che ha usato per creare l’ossatura delle sue bestie, incoraggiato e divertito dal fatto che molti dopo averlo visto, hanno provato ad imitarlo

Confrontandoli, sembra di stare tra la Gorgone e il Pegaso di lezioni americane, che discutono di ricette energetiche. Preferire un solido pesante e statico oppure l’effimero, leggero e cinetico?

Tra la Triennale e il Museo delle Scienze c’è poco più di 1 km. Si può vedere questo discorso rimbalzare da una parte all’altra in un chilometro, e lo si può srotolare almeno 40.000 volte per fare un giro completo della terra e vedere se ha prodotto nuove conclusioni.

I consumi son destinati a salire fino ad esaurimento delle materie prime, mentre il consumo energetico di massa produce dosi così massicce di inquinanti che la nostra specie si può definire già a rischio.

Sotto, Sanctuary, che raffigura l’abbraccio di una specie inventata dalla scultrice Patricia Piccinini, una sorta di bonobo umanizzato.

Lo scienziato Stefano Mancuso, in coro con altri, dice che per cavarcela dobbiamo studiare la natura e soprattutto i vegetali, in quanto sono loro che risolvono davvero i problemi, motivati dal fatto di avere una radice che non li fa scappare, son costretti a risolverli per davvero. Lo dimostra il fatto che una semplice piantina di grano ha sviluppato un genoma 5 volte più grande di quello dell’essere umano. Nell’immagine sotto, la differenza è resa visivamente da due cilindri verdi, e quello piccolissimo che fatichi a trovare..quello è il genoma dell’uomo

Facendo un esempio sul non consumo energetico messo in pratica dai vegetali, prendiamo il tarassaco: si è propagato sviluppando una morfologia con forme geometriche che al variare del clima dal secco all’umido, fanno aprire o chiudere il fiore senza nessun dispendio energetico. Lo stesso vale per il suo famoso sistema di dispersione dei semi, che affida al vento la diffusione del pappo, quei filamenti bianchi che trasportano il seme. Inutile dire che abbiamo ancora tanto da imparare e che questo è il momento delle tecnologie bioispirate.

Tra i creativi invitati alla triennale compare anche Agnieszka Kurant, un’artista polacca che collabora per alcuni lavori, insieme a delle termiti, procurando loro sabbia colorata e cristalli, fa costruire le sculture che si vedono nella foto sotto, anche se le termiti probabilmente continuano a chiamarle casa, la Kurant ha trovato un risparmio energetico per se stessa, e anche l’interazione con altri regni oltre alla cerchia dei suoi conoscenti. Il suo è un lavoro di denuncia sullo sfruttamento del lavoro che suscita grande curiosità per l’interazione con gli insetti

L’artista di Tokyo, Kikiu Ishi, per studiare il concetto di conoscenza evolutiva ha preso un polpo, il quale da tempo immemore ha abbandonato il suo guscio per sfuggire ai predatori, e gli ha prestato la copia identica della casa dei suoi avi, la conchiglia delle ammoniti. Il polpo dimostra la famigliarità che permane intatta nei suoi geni sistemandosi all’interno di questa domus acquatica ancestrale, e noi come spettatori possiamo “intravedere” l’ammonite tramite esso

L’oceanologo Charles Moore e l’artista Kelly Jazvac hanno recuperato del materiale agglomerato rinvenuto sulle isole Hawaii, formatosi naturalmente con i detriti della produzione umana, e lo hanno chiamato plastiglomerato, in quanto questi ritrovamenti diverranno sempre più consueti e saranno i nuovi reperti fossili del futuro creati nell’antropocene…!

Un gruppo di ricerca indiano ha sviluppato l’Ice Stupa Project, un’intervento di ingegneria intelligente, che ha portato deviando un corso d’acqua sotto la soglia di congelamento a creare un ghiacciaio artificiale nel Ladakh, nell’Himalaya indiano. Garantendo così una risorsa idrica per tutto l’anno alle popolazioni di una zona desertica, dove gli abitanti a causa del cambiamento climatico e il relativo scioglimento dei ghiacciai ne erano rimasti senza.

L’ultimo lavoro, che voglio rendicontare della visita in solitaria alla triennale di Milano “Broken Nature” è l’opera ambientale di Bernie Krause.

” Su iniziativa della Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi, The Great Animal Orchestra è stata creata dal musicista e bioacoustician Bernie Krause e dallo studio londinese United Visual Artists (UVA).”

Si entra in una larga e buia stanza, con puff adagiati su una moquette, e si stramazza sul morbido sfiniti dalla cultura. Intorno si è cinti da uno schermo perimetrale a tutta parete, su cui scorre graficamente la potenza e l’andamento del canto degli animali emesso nella stanza. L’installazione impiega poco a farsi intendere e fruire, immediatamente ci si lascia andare in posizione cadavere trovandosi circondati dal coro lirico di un branco di lupi catturati dai registratoti di Bernie. Dopo una dozzina di minuti si cambia scenario e ci si immerge negli abissi, fino a sentire con nitidezza i canti delle Balene, e dopo altri 12 minuti si entra nella giungla e si ascolta il barrito poderoso degli elefanti. Il viaggio nel regno animale poi continua tra primati, uccelli e insetti. Mi sono accorto, che mai sono stato tanto piacevolmente immerso in tanta biodiversità. 

L’opera The Great Animals Orchestra, è lì per testimoniarne la fragilità di quei mondi e portare maggiore consapevolezza sulla necessità di un nostro cambiamento al fine di difenderli. Oggi come riporta Mancuso, siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa, mentre le altre cinque sono state causate da eventi apocalittici lungo un arco di milioni di anni, tipo asteroidi, eruzioni, inversione dei poli, supernove. L’ultima estinzione di massa è la più veloce dei quasi 4 miliardi di anni del pianeta, ed è da imputare all’avvento dell’Homo sapiens, comparso appena 300.000 anni fa. 

Al rientro dal viaggio, scrivendo di questa esperienza in cui confidavo, mi trovo senza una conclusione per l’articolo e forse mi piace vederla come suggerisce captain Bakli (noto condottiero della bassa): questo articolo non ha conclusione “perché è solo l’inizio” di 40.000 chilometri di antropocene

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