Vola alto Giuseppe

oggi 27.07.2021 un’eroe ci ha lasciato, Giuseppe de Donno non cammina più qui, eppure lo sento molto vicino.

Pochi giorni fa un amico mi ha chiesto: ” potendo scegliere chi incontrare ora, una persona famosa e ancora viva, chi incontreresti? “. La domanda mi ha trovato impreparato e infatti non ho saputo rispondere.

Proprio oggi che Hai lasciato il corpo, proprio oggi Giuseppe, mi è tornato in mente doloroso, il desiderio che ho di conoscerti. Troppo tardi ahimè..

Avrei voluto conoscere proprio te fra tutti e mi dispiace tantissimo di non essere stato subito presente a quella chiamata del gioco e aver detto solennemente: -di tanti, a me piacerebbe incontrare de Donno, perché è riuscito in quello che nessuno riusciva, salvando la vita di malati terminali, trovando una cura in un momento disperato. Vorrei conoscerlo anche perché è stato insabbiato e ho vissuto la cosa come una tremenda ingiustizia. Vorrei sapere cosa ha vissuto e come sta ora, complimentarmi con lui, ringraziarlo e dirgli che mi dispiace per come sono andate le cose e che spero presto cambieranno.

Non sono stato così lucido per rispondere in quel momento al mio amico, lo faccio solo ora a posteriori.

Prometto di trovare una persona ancora viva che merita gratitudine, una persona come te Giuseppe, e andarlo a conoscere e sostenerlo quel poco che posso. Sostenere un poco le difficoltà e le amarezze che affronta, addolcirle un po’ con lui, e riconoscere insieme le gioie.

ciao Giuseppe

Le libere donne di Maggiano

Mario Tobino ha risieduto trentacinque anni nell’ospedale psichiatrico di Lucca come medico e direttore. Stando “anche bene” in mezzo ai matti e godendo tramite questo lavoro della serenità di poter scrivere in modo libero. Dal suo libro/diario -le libere donne di Magliano- (in realtà Maggiano) in cui racconta tale esperienza, emergono storie avvincenti e dense di significato sulla natura dell’uomo. Di tante che potevo citare, voglio ricordare questa che racconta cosa avviene e soprattutto cosa perdono le persone quando smettono di ascoltare se stesse ripetendo le propagande in circolazione. Non si parla qui dei matti che ascoltano i propri deliri, ma delle persone normali che ascoltano i deliri altrui ripetendoli in modo meccanico ed efferato. Sembra proprio che il non ascoltare noi stessi e il conformarci troppo ai superiori, ci disumanizzi in fretta, meglio allora dare voce ai nostri errori e orrori lasciandoli sfogare e preservare l’essere umano.

Le serrande di Puccini

Dipingere insieme agli studenti le opere di Puccini, su 12 serrande metalliche nel centro di Lucca, poteva essere impresa ardua e rovinosa, vista la naturale inesperienza della scuola in questo ambito. Cosa ancora più allarmante il fatto che queste pitture, in smalto da cancellata, sarebbero spuntate nel cuore di un centro storico tra i più belli d’Italia, rischiando di cozzare e stridere con i palazzi e le chiese di bellezza secolare.

Invece è stato il contrario, i passanti ringraziavano i ragazzi e gli artisti esclamando: “ Bravi, finalmente un pò di colore!” e in diversi sono stati così entusiasti da intraprendere commissioni private.

Qualcosa ha voluto e ha fatto in modo che tutto il progetto sia stato un grande successo; forse è merito della valida progettazione fatta a scuola, della sicura supervisione dell’art director, dell’utilizzo dei migliori colori sul mercato, del prezioso contributo degli artisti in gioco, della notevole buona sorte e probabilmente anche e soprattutto, della voglia e dedizione che gli studenti hanno dimostrato e riversato lungo via San Paolino, via di Poggio e piazza della Cittadella. Grazie a tutto questo il simposio di street art pucciniana è stato un grande successo.

I rubinetti pubblici utili al nostro lavoro offerti dalla bella Lucca, le vasche della "Pupporona"

Due donne, le donne di Puccini, fondatrici dell’associazione culturale la Bohemé, il soprano Silvana Froli e il segretario artistico Tiziana Criscuoli, sono state loro ad aver avuto l’idea di utilizzare il linguaggio di strada, la street art, per ricordare a tutti l’opera di Puccini, chiedendo di creare questo racconto visivo ai giovani studenti del Liceo Artistico Passaglia. Il loro associazionismo e la loro passione ha fatto anche in modo di reperire i fondi e le concessioni necessarie per realizzare l’intera opera – Viva le sentinelle di Lucca!

Dodici opere pucciniane raffiguranti dodici donne, 6 di queste agli studenti e 6 agli artisti. Una spartizione che ha caratterizzato profondamente il progetto, attuando il modo più nobile di fare scuola, dando vita ad un vero simposio, dove gli allievi lavorando insieme ai maestri si sono scambiati saperi vicendevolmente. Qualcosa che ricorda da vicino le botteghe passate dell’arte italiana, dove gli allievi toccavano l’opera dei maestri.

L'art director Marco Galli (Marco Fine) che esegue la sua "LE VILLI" facendosi aiutare dagli studenti del liceo.

Dodici opere, 6 realizzate dagli artisti: Marco Fine per le Villi, Rick Rojnic per Suor Angelica, Rosmunda per la fanciulla del West, Giulia Oblo per Gianni Schicchi, Am’lrumdame per Tabarro, Gammaphi per Turandot

Rick RojnicSuor Angelica

Rosmunda - la fanciulla del West

Giulia Oblo – Gianni Schicchi

Am'lrumdameIl Tabarro

Gammaphi - Turandot, che non essendo finita da Puccini, ha accolto come conclusione l'intervento gestuale delle persone coinvolte

Dapprima di scendere in piazza, con gli studenti è stato fatto un rapido saggio delle tecniche. Abbiamo lavorato su uno stile concordato, l’ultraflat, poi ricreato il lavoro in scala 1:1 , dipinto in gamma di grigi con gli smalti e ingrandito le immagini tramite la tecnica del doodle grid, consigliataci dall’art director, dimostrandosi in molti casi di essere più precisa del proiettore.

laboratorio scolastico sugli smalti e la tecnica di riporto doodle grid

Delle 12 opere, le 6 realizzate dagli studenti sono state: Tosca, Madama Butterfly, Manon Lescaut, la Rondine, Bohemè ed Edgar. Ogni lavoro è stato realizzato da un gruppo di studenti composto dall’autore, la cui proposta è risultata vincente, più il secondo e terzo classificato, più ancora chi voleva partecipare, in quanto tutti gli studenti erano invitati ad assistere insieme ai propri professori.

TOSCA : FRANCINI ALESSIA 4B, ALICE PACINI 4A, ANGELINI ELENA 4B, FILIPPO PENNACCHI 4B

MADAMA BUTTERFLY : BOUALLALI MERYEM 4A, JOSEPH ZWIEBEL 1B, ANGELICA MENCHINI 3B, GRUPPO TOSCA

MANON LESCAUT : MASINI ANNA 4B, LUNARDI SOFIA 4B, BERTI DARIA 3B

LA RONDINE : RICCI ELENA 4A, MASSAI GIULIA 3C, MARMO ALESSANDRA 3C, ANJA TOMEI 4A


BOHEME : TSURKANU YULIA 3B, PETRINI ELENA 3B, ROMANI CHIARA 3B

EDGAR : PAPALINI DOMIZIANA 4B, QUILICI NICCOLO’ 4B, MIGLIORI MARIA 4B, ORSI SOFIA 4B

Dodici opere di Puccini in centro a Lucca, sono state fatte e dipinte da tante persone, in questo elenco bisogna nominare anche la squadra di professori che, aderendo con entusiasmo, hanno fatto si che questo lavoro scolastico diventasse qualcosa di ben fatto. I professori da ringraziare sono: partendo dal Dirigente Scolastico la prof.ssa Maria Pia Mencacci, la prof.ssa di pittoriche Enrica Giannasi, i proff di scultura Saveria Rizzo e Giuliano Toma, i referenti artistici insieme a me, Michele Martinelli e Roberto Giorgetti, più l’aiuto della prof.ssa Barbara Baroncelli e per il PCTO la prof.ssa Lucia Marcacci, inoltre si ricorda anche gli autori del filmato di tutto il progetto, che sono Lavinia Andreini e Michele Celli, e il colorificio Bevilacqua di San Concordio.

Desidero concludere con un pensiero nato in me lungo il percorso: – Dobbiamo dare fiducia ai giovani e fargli fare le cose vere e concrete. Hanno dimostrato di essere bravi e di sapersi comportare davvero bene, potendo insegnare tante cose agli adulti, partendo dal sorriso. Infine, una società o una persona che dimostra di avere fiducia nei giovani, dimostra anche di averne in se stessa e nel proprio domani.

GERRY

Questa piccola scultura è dedicata a Gerry, un amico , una persona buona, un piccolo Pan, un contadino della foresta: – Gerry sei andato via, eppure vedo ancora i tuoi piedi nell’erba, ancora tocchi la natura con dono. L’aglio sulle piante contro i parassiti, la vanga e la cariola per fare i poggi, il bambù che batte gli ulivi. Tutto nella natura è bello per te, anche la carogna di un gatto morto, che prendi con le mani nude e lo sotterri insieme a un sorriso.

RIP Gerry

Gesso patinato, 40 x 15 x 8 cm, inserti in metallo di Kallamity

Santi e Mostri

Il mostro di plastica che inquina gli ecosistemi e la sua redenzione nel riuso

Presento le creature realizzate dal rifiuto di plastica, prodotte dalla mia 4°A 2020/21. Le opere saranno presenti nella galleria virtuale del concorso “Santi e Mostri” insieme ad altri lavori di artisti e creativi riuniti nell’iniziativa lanciata dall’ associazione Cam on/circuito off

La scuola israeliana fa domande sulla DAD

Il Ministero della Pubblica Istruzione Israeliana ha avviato una serie di interviste nel mondo della scuola all’estero, per capire meglio cosa è successo anche fuori dal loro paese con la DAD e quali proposte sono emerse per il futuro in risposta alla didattica a distanza iniziata con l’emergenza sanitaria.

Per vie traverse, tramite la mia compagna Nathalie Alony, l’intervista è arrivata pure a me, e per come funziono io, ho preventivamente chiesto un confronto sugli argomenti che sarei andato a discutere alle persone che maggiormente stimo, compreso i miei studenti.

Allego sotto la falsa traccia dell’intervista, avvenuta in videoconferenza con due formatrici del corpo insegnanti e una ispettrice della scuola pubblica israeliana. L’incontro è stato piacevole e stimolante e soprattutto mi ha fatto molto piacere dovermi chiarire le idee per farlo, per cui ringrazio il contributo di Davide Longfils, Nathalie Alony, Michele Martinelli, Sonia Giannella, e il DS della mia scuola M.P. Mencacci .

Riassumendo cosa è risultato simile tra le esperienze scolastiche, qui dove sto io in Lucca e dall’altra parte in Israele: per entrambi la DAD non va elogiata. Perché attraverso essa stiamo perdendo il contatto con gli studenti chiusi dietro i cristalli dei devices, perché non ci guardiamo negli occhi. Diverso invece, risulta il contributo del Ministero dei due paesi, uno invisibile e uno che ti viene a cercare per sentire come la pensi. Altra differenza sostanziale, la riforma dei saperi infatti, al secondo punto dove dico le mie proposte per il futuro, molte di quelle avanzate sono già praticate nella scuola pubblica estera.

Musée du Louvre, Département des Antiquités égyptiennes, E 11801 – https://collections.louvre.fr/ark:/53355/cl010038405https://collections.louvre.fr/CGU

INTERVISTA

Domande rivoltemi dal Ministero dell’Istruzione Israeliana e mie preventive risposte

1- quali nuove pratiche e modelli educativi si sono sviluppati come risultato alla crisi covid?

Per rispondere all’emergenza innanzitutto, con i suoi pro e i suoi contro si è sviluppata la pratica della didattica a distanza, DAD :

Pro– abbiamo iniziato a sfruttare le possibilità offerte dai mezzi tecnologici, nel nostro caso utilizzando la piattaforma di Google suite, l’utilizzo dello schermo condiviso, le cartelle virtuali come Google drive o Classroom, la possibilità di approfondire un argomento trattato in Internet, e soprattutto dando inizio ad una digitalizzazione che in Italia tardava a venire. Positiva anche l’apertura ad una maggiore autonomia da parte degli studenti, che hanno potuto gestire maggiormente il loro tempo senza essere seguiti necessariamente passo dopo passo dagli insegnanti. Di buono è venuto anche l’enorme lavoro svolto nella produzione da parte dei professori di libretti didattici, nuovi laboratori didattici documentati con scritti e immagini ad uso degli studenti.

Contro– per lo stesso motivo, non potendo seguire gli studenti punto per punto, sono anche momentaneamente decadute delle pratiche e delle tecniche tradizionali molto importanti, come ad esempio per la mia disciplina, scultura, quella della formatura in gesso o in silicone e altre che non possono essere eseguite a distanza perché necessitano di materiali idonei e la supervisione di un professionista. La cosa peggiore prodotta dall’emergenza e dalla didattica a distanza è stata la disumanizzazione, la privazione dell’incontro in presenza del gruppo classe con i propri professori, creando su un certo piano un progressivo congelamento delle relazioni, un raffreddamento progressivo che ha coinvolto anche vari colleghi e la comunità scolastica tutta. Mentre in un primo momento durante l’emergenza ci siamo uniti come potevamo e abbiamo percepito un mutuo soccorso, ora con i tempi lunghi è avvenuto uno sfilacciamento di questo tipo di contatto. Manca l’incontro con gli occhi dei ragazzi che rimangono dietro al cristallo dello schermo distratti da altri device. Molti studenti hanno iniziato a chiudersi in se stessi e soffrire forme depressive, portandone alcuni ad abbandonare gli studi. Si è poi sviluppato un abuso e dipendenza dai mezzi tecnologici e dai social network, rimanendoci intrappolati al suo interno e alienandoci dalla natura, vera fonte di equilibrio. 

La didattica a distanza ha aperto anche alla problematica della promiscuità dei luoghi, entrando nelle case delle persone, confondendo anche gli ambiti e le sue pertinenze, come anche l’utilizzo del tempo e i suoi ritmi. Ogni cosa riguardante la scuola e il lavoro è pervasa nel mondo domestico ed è stata trattata a qualsiasi ora del giorno e della notte.

La scuola è relazioni umane e formazione dell’individuo, prima ancora di essere passaggio nozionistico, ma mentre la dad ha sviluppato una grande mole di informazioni, non ha badato altrettanto bene alle relazioni dei suoi utenti.

2- quali modelli pedagogici e tecnologici c’è bisogno di sviluppare per il prossimo futuro

A mio parere c’è ancora bisogno di sviluppare modelli già noti, che promuovano l’autonomia dello studente e la sua capacità di rispondere ad un problema dato “problem solving”, quindi imparare facendo “learning by doing”, e lo scambio di informazioni e pratiche tra pari “peer education”. Come c’è bisogno di sviluppare un ascolto maggiore degli studenti, della loro condizione psicologica e sociale e dei loro bisogni, in quanto assistiamo ad una crescita esponenziale della fragilità degli stessi e anche il ruolo della scuola e l’identità della scuola deve rinnovarsi. Oggi la scuola non si concentra solo nella formazione professionale, la quale è stata incredibilmente impoverita non solo dalla didattica a distanza ma anche dall’incremento esponenziale di burocrazia e normative che hanno causato l’impossibilità di eseguire molte belle pratiche laboratoriali. 

Nella scuola attuale che vede invece la possibilità di sviluppare pratiche digitali innovative grazie anche a sovvenzioni statali e che per ovvie ragioni è sempre più attenta all’inclusione scolastica di tutti, anche dei più fragili e magari anche di quelli meno portati a proseguire in un determinato indirizzo. In una scuola della super inclusione e dalle ridotte possibilità nelle pratiche professionalizzanti è probabilmente arrivato il momento di ridefinire la sua identità e se questa è oppure sta diventando, quella soprattutto di supporto ad una fragilità sempre crescente, allora ben venga l’incremento di pratiche salutistiche, di salute interiore e fisica, introduzione dello Yoga, della meditazione e delle escursioni nella natura, come altre forme per lo sviluppo delle capacità relazionali, come migliorare l’ascolto di se stessi, la comunicazione e una buona espressione con l’altro e con la società contemporanea. Troverei ad esempio molto utili dei corsi sulla comunicazione non violenta, e altro ancora, che ci permettano nell’era della comunicazione di comunicare meglio. Non basta il mezzo tecnologico e una buona connessione se non promuoviamo anche una connessione empatica ed espressiva con noi stessi e con l’altro. 

La scuola è un luogo di aggregazione sociale, uno dei pochi rimasto in piedi con la pandemia, forse quello con le più grandi potenzialità ancora da esprimere. La scuola potrebbe rimanere aperta fino a notte ed ospitare iniziative e laboratori promossi dai giovani, dagli stessi studenti. Bisogna investire maggiormente in questo luogo e nel futuro dei giovani. I saperi che vengono esperiti al suo interno possono diventare più dinamici, meno accademici, più contemporanei. Particolarmente in Italia abbiamo bisogno di scollarci dai modelli passati e aprirci alla sperimentazione sana, creandola con l’incontro dei vari saperi. I professori a scuola devono incontrarsi per generare un dialogo tra le discipline, ogni sapere deve essere praticabile per avere senso, diventare formativo e non solo nozionistico.

3- quanto ho potuto contribuire per iniziare nuove pratiche

Nel mio piccolo quanto ho voluto, perché ci è stata data ed è stata rispettata la nostra piena autonomia nelle pratiche di insegnamento.

Quindi ognuno, ogni professore ha badato a sé, non c’è stato se non per piccoli gruppi uno scambio delle pratiche virtuose.

4- quanto queste hanno influenzato la motivazione degli alunni e degli insegnanti

Ad oggi non è stato creato un registro delle nuove pratiche ma sono state condivise in piccoli gruppi, chiedendo e parlando con i colleghi più affini. Le nuove pratiche sono state anche discusse con gli studenti cercando di capire quali altre possibilità avevamo per svolgere insieme la lezione e il programma. Essendo la mia una scuola vocazionale, un liceo artistico, le motivazioni arrivano col fare stesso.

5- quanto queste pratiche hanno influenzato sulla resilienza emotiva e sociale in rapporto allo studio di alunni e insegnanti

Ho riconosciuto che gli studenti e gli insegnanti fanno scuola di buon grado anche per sfuggire alla noia e alla solitudine del lockdown. La scuola è stata di grande supporto per tutti gli studenti, anche se alcuni, nonostante i vari tentativi, non sono riusciti a rompere la chiusura che si prova nello stare dietro lo schermo finendo per abbandonare gli studi.

6- le nuove pratiche sono arrivate dalla scuola o dal ministero?

La scuola ha promosso l’utilizzo di nuove pratiche e segnalato corsi sul tema. Il Ministero da quanto ne so non ha prodotto nulla, se non indicazioni di autotutela, su quanto tempo è legittimo che ragazzi e bambini stiano davanti allo schermo, valutando come idoneo un massimo di 40/45 minuti per volta, seguiti da una pausa di 15 minuti.

7- C’è stato un cambiamento nella percezione del sistema educativo dal punto di vista dell’insegnante, studente e genitore?

Nella mia scuola ho sentito una chiamata naturale alla responsabilizzazione di tutto il corpo docenti che si è dato un gran da fare per affrontare l’emergenza e di risposta gli studenti, che hanno riconosciuto il loro bisogno della scuola e la loro voglia di tornare in classe, e anche l’apprezzamento del lavoro svolto da parte dei genitori. Oggi più di ieri abbiamo la percezione di quanto la scuola sia di supporto per affrontare le difficoltà incontrate con l’emergenza sanitaria e quanto sia importante il suo ruolo per le relazioni umane. Anche quando le modalità non permettevano un completo passaggio di informazioni didattiche, fondamentale è stato il contatto sociale, vedere che siamo una comunità sulla stessa barca.

8- fino a che punto l’interazione scuola e autorità locali hanno contribuito alla stabilità del sistema educativo

Non conosco questo dettaglio in modo approfondito, sicuramente lo sa meglio di me il mio dirigente scolastico. Posso dire riguardo alla stabilità che : mentre lo scorso anno nella modalità a distanza siamo riusciti a crearne, quest’anno a causa dei continui cambiamenti della percentuale di presenza permessa in classe agli studenti, che variavano improvvisamente dall’oggi al domani tutte le nostre programmazioni sono state messe in crisi. Si passava da solo gli studenti certificati in presenza, al 25% 50% o 75%. Ne è risultata una grande confusione e incertezza, e una incapacità di progettare un iter coerente, ci siamo visti continuamente sottrarre la possibilità di svolgere ciò che stavamo mettendo in atto. Soprattutto in discipline come quella che svolgo io, scultura, dove i laboratori e lo sviluppo di un elaborato possono durare anche alcuni mesi, il continuo cambio di modalità, a distanza o in presenza, ha reso necessario lo sviluppo di diverse possibilità, quindi abbiamo progettato determinati lavori da svolgere solo in presenza e altre tipologie da portate avanti a casa. 

Per concludere la stabilità del sistema è stata data dalla capacità plastica dei professori insieme ai loro studenti.

il Covid si cura

Non avrei mai pensato di dedicare un articolo nel mio blog sull’argomento Covid; avendo riscontrato però, che molti pensano questo virus come una malattia letale e senza cura, ho pensato che forse è utile riportare la mia personale esperienza che dice diversamente. Questa che riporto è la cura prescritta dal nostro bravo medico ad un mio famigliare (solo una testimonianza e non un consiglio medico, non avendo alcuna competenza in materia), quando nel mese di Marzo 2021 ha contratto il virus covid-19. Il mio parente si è ristabilito nel giro di pochi giorni e ora sta molto bene. Appena ottenuto il risultato del tampone positivo, tramite una immediata consultazione telefonica il nostro medico le ha prescritto delle vitamine e altro riportato qui sotto e il giorno successivo dopo averla visitata di persona, le ha prescritto degli antibiotici e il resto riportato nella seconda fila. Spero che questa testimonianza porti più fiducia e serenità al lettore e nel caso di bisogno che questo si rivolga al proprio medico per farsi prescrivere e per esigere una cura sapendo che esistono

Subito via telefono le ha prescritto questo:
Vitamina C Named, vitamina D3 Divina o Oti, vitamina K2 Oti, Quercitina Oti, Lattofer Oti, Zinco Picolato Solgar Resveratrox Solgar . Vitamina C – 1 grammo al giorno, vitamina D – 20 gocce, vitamina K – 10 gocce ( si possono prendere assieme Quercitina 1 compressa 2 volte al giorno Lattofer 1 compressa 2 volte al giorno Zinco 1 compressa al di Resveratrox 2 compresse al di )

Dopo la visita di persona questo:
L’antibiotico zitromicina 1 pastiglia al giorno e l’idrossiclorochina (Plaquenil) 2 pastiglie al giorno , entrambe per 6 giorni

5 Dad

Ad oggi sono già 5 le settimane trascorse in didattica a distanza e abbiamo prodotto già molto nelle singole classi, scoprendo che le modalità della clausura forzata ci tengono molto impegnati

Una cosa divertente è stata trovare materiali alternativi per eludere le ristrettezze della quarantena e così un po’ per gioco e un po’ per necessità sono usciti questi 5 laboratori :

1º – calamita in pasta di sale

Abbiamo creato con la pasta di sale e una calamita una decorazione per il frigorifero

2º – tassello periodico

Abbiamo progettato un tassello a forma di losanga con cui pavimentare una superficie piana

3º – decorazione su maglia semiregolare

Scelta una configurazione semiregolare abbiamo disegnato sulla maglia creando una decorazione continua

4º – trasfigurazione

Scelta un’immagine, ne abbiamo tratto un disegno cieco, cioè l’abbiamo disegnata senza guardare il foglio, poi lo abbiamo ridefinito mantenendo le deformazioni in mix media

5º – icona speziale

Abbiamo ricreato una icona sacra in pasta di sale decorandola di fiori e spezie

Il lockdown può essere un momento irripetibile, non sappiamo veramente come stanno le cose, questa sete di definizioni ci può far ammattire più che sollevare. Incontrare noi stessi è la cosa più vera che possiamo esperire, mettere in atto, e possiamo farlo per diverse vie.. quella creativa è forse quella più dolce di tutte

I Disegni di Giulio

Ecco diversi disegni a matita nera, inchiostro bruno e acquarellature, eseguiti da Giulio Romano per la corte di Mantova

Alcuni di questi trasformati in affresco, dalla sua bottega e sotto la sua guida, si possono in questo momento comparare uno di fronte all’altro, l’idea fresca del disegno e la sua impressione a fresco su pareti e volte

I disegni di Giulio si possono mirare lungo un percorso che parte dal Castello di San Giorgio, sale alla Corte Nuova e passa per l’appartamento ufficiale di Federico II Gonzaga e la Rustica, cogliendo l’occasione anche per scoprire nuove parti del Palazzo (vanta più di 500 stanze) appena aperte dopo i restauri, che lasciano senza fiato

Mantova regala sempre cose bellissime, sono sempre molto grato e meravigliato di come ogni anno appaiono nuove meraviglie

Come questo affresco appena scoperto e visibile prima ancora di essere studiato e attribuito

Forse il monte Olimpo