PALCO

palco

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La vetrina PALCO nasce dalla collaborazione tra un industrial designer, un falegname e uno scultore con l’obiettivo di esporre oggetti di diverse grandezze all’interno di un’unica super cornice. Davide Fante, Giampietro Corghi e Marco Galafassi hanno unito le proprie competenze sviluppando una vetrina con tre camere espositive a gradoni. Il risultato è un vero e proprio palcoscenico espositivo.

foto marius mele

dimensioni: cm 200 x 140 x 40
materiale: legno, cristalli, alluminio, luci led
anno: 2016
info:  marco.galafassi@gmail.com

GAM, alla Casa del Mantegna

Cavallino partecipa all’esposizione, intitolata GAMche si svolgerà presso la Casa del Mantegna dal 19 febbraio al 13 marzo 2016, curata da Vincenzo Denti e  Gianfranco Ferlisi.

Cavallino è un’opera di origine letteraria, ispirata alle lezioni americane di Italo Calvino e al mito del cavallo alato che sconfigge l’inerzia e la pesantezza del mondo. La scultura cresce come un Pegaso dal sangue corallino della Gorgone, cavata dal più fine dei marmi, quello statuario di Carrara. Iniziata nel 2003 e sbozzata a subbia, è stata abbandonata per lungo tempo nel fondo di uno studio a Castelpoggio (MS) trovando la sua forma definitiva solamente sei anni dopo nella campagna di Borgoforte (MN). Il suo marmo, appartenente ad una vena oramai esaurita dello statuario apuano, ha presentato il fenomeno rarissimo di inclusioni fluide all’interno dei cristalli. Infatti, sotto l’effetto della levigatura, al centro del cavallino è comparsa una macchia liquida e pigmentata rosso scuro, forse di un minerale ferroso. Il fenomeno inedito di questo marmo, qui, scopre ulteriormente la valenza fisica e spirituale della sua materia.

Cavallino, 2008, marmo statuario di Carrara, cm 52 x 110 x 52

Cavallino, 2008, marmo statuario di Carrara, cm 52 x 110 x 52

bozzetto per una scultura ad uso collettivo in un parco

cavallo bardo

“cavallo bardo”

gesso patinato, funi, ardesia

cm 40 x 16 x 11

Il cavallo dell’Appennino parmense è robusto, docile e volonteroso. Le sue forme piene e il suo colore baio scuro mi affascinano.

Chiara Guidi, fondatrice della compagnia di teatro sperimentale Societas Raffaello Sanzio, una volta mi tratteggiò la sua idea di arte :- “un cavallo nero che passa nel buio, un’immagine che si spreca, che passa, che c’è e da un’energia”.

L’arte, come il cavallo è un pieno di bellezza che possiamo anche non vedere ma, come gli alberi che ci circondano in un parco, ne avvertiamo l’affettuosa presenza.

L’opera cavallo bardo è pensata per essere sviluppata nella dimensione pubblica in grande scala, di almeno 4 metri per 2 in bronzo patinato scuro e colate acide.

La sua forma ovoidale come un ciottolo d’acqua, le funi che scendono come crini servono per salirci sopra, per agevolare la libera fruizione da parte dei bambini che col loro gioco la possono reinventare.

umberto bellintani

Poiché veramente sono fratello

Poiché veramente sono fratello
del topo nella bocca della gatta
che svelta se ne corre via
e sopportare non posso il ragazzo
scemo che inchioda al tronco
dell’acero la lucertola

ecco che uccido il ragazzo
con il cuore e gli tronco le mani,
poi rendo la testa della gatta
in poltiglia con colpi di pietra

ed è davvero perché sono fratello del fossato
della latta arrugginita e dei ciottoli
della strada e di ogni essere che vive o non vive
ecco che amo e odio follemente il mondo.

(U.Bellintani)

U.B.1

U.B

bozzetto per la scultura del poeta Bellintani

in collaborazione con Nathalie Alony

fotografia di Marius Mele

Alveari per gli sposi

stagno, legno e marmo
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Questi lavori, ormai è una tradizione, li faccio per i matrimoni. Gli alveari sono casa e famiglia costruiti con dedizione, ventre materno. Modulari, si sviluppano in forme lievemente diverse. Possono sorgere ovunque, dove c’è un po’ di riparo e un po’ di sole, e alcuni più selvaggi e istantanei in luoghi effimeri: appesi alle graminacee nel campo o a un oggetto provvisorio. Il senso di pericolo ce li fa evitare ma ne ammiriamo l’istintiva cristallina geometria appena ne teniamo uno in mano.
A volte sento un suo costruttore avventarsi a rosicchiare il legno della mia finestra, come faceva ritualmente Ligabue quando impastava con la bocca la malta scultorea, e saluto tra sganasciate il piccolo muratore volante, con l’antinfortunistica a strisce, rubare un altro mattoncino.